Nel contesto di un’Europa che si muove verso una maggiore flessibilità e benessere lavorativo, la Grecia sorprende introducendo una misura che sembra riportare indietro le lancette dell’orologio: la settimana lavorativa lunga. Dal 1° luglio, il governo greco ha deciso di estendere la settimana lavorativa a sei giorni per alcune categorie di lavoratori, con l’obiettivo di affrontare la carenza di manodopera e combattere il lavoro in nero. Questa decisione, che prevede una maggiorazione salariale del 40% per il giorno aggiuntivo, è in netto contrasto con la tendenza prevalente in molti Paesi europei verso la riduzione delle ore lavorative.
La misura interessa principalmente settori come l’industria, le telecomunicazioni e il commercio, lasciando fuori, almeno per ora, il settore del turismo. Con questa nuova regolamentazione, la settimana lavorativa standard passa a 48 ore, e i lavoratori possono arrivare a svolgere fino a 13 ore di lavoro al giorno, se scelgono di integrare il loro impiego principale con un secondo lavoro part-time. Sebbene il giorno lavorativo extra non sia obbligatorio, il datore di lavoro può richiederne l’adozione, portando a una potenziale normalizzazione di questo nuovo standard.
La decisione di introdurre la settimana lunga non è stata accolta senza polemiche. I sindacati greci e numerosi lavoratori hanno espresso forti critiche, lamentando la mancanza di consultazione e partecipazione nel processo decisionale. Inoltre, diversi studi mettono in guardia sui rischi associati a un aumento delle ore lavorative. Ad esempio, una ricerca finlandese del 2010 ha evidenziato che lavorare 10 ore al giorno potrebbe aumentare del 41% il rischio di infortuni. A ciò si aggiungono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che collegano il lavoro eccessivo a gravi problemi di salute, tra cui ictus e malattie cardiache, con una stima di 745.000 morti nel 2016 legate a queste cause.
Nonostante l’estensione delle ore lavorative, la Grecia continua a registrare un alto tasso di disoccupazione, attualmente secondo solo alla Spagna nell’Unione Europea, con il 10,8%. Questo dato solleva dubbi sull’efficacia della settimana lunga come strumento per rilanciare l’occupazione e l’economia. Infatti, aumentare il carico di lavoro sui dipendenti esistenti potrebbe paradossalmente ridurre le opportunità di nuove assunzioni, limitando così la crescita del mercato del lavoro e aggravando ulteriormente le difficoltà economiche del Paese.
Il contrasto con l’Europa
In un panorama europeo sempre più orientato al benessere lavorativo, la scelta della Grecia di estendere la settimana lavorativa appare una strategia controcorrente in quanto le aspirazioni dei lavoratori moderni stanno cambiando, orientandosi verso una maggiore attenzione al benessere e alla flessibilità. In risposta, diversi paesi europei stanno sperimentando la “settimana lavorativa corta” basata sul principio “lavorare meno, lavorare meglio”.
Tra fine 2022 e inizio 2023, nel Regno Unito, 61 aziende hanno implementato il modello 100:80:100, mantenendo il 100% dello stipendio per l’80% delle ore lavorative, con l’obiettivo di conservare il 100% della produttività. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa dello stress e dei livelli di burnout, con benefici tangibili sia per i dipendenti sia per le aziende.
Di fronte a questi esiti positivi, il 90% delle aziende ha deciso di mantenere il modello, dimostrando come una migliore organizzazione del lavoro possa generare effetti positivi anche a livello economico. In Spagna, il governo di Pedro Sanchez ha stanziato 9,6 milioni di euro per incentivare le imprese a ridurre l’orario di lavoro, mantenendo gli stipendi invariati.
Le iniziative italiane
In Italia le aziende più importanti che hanno già intrapreso la strada della settimana lavorativa corta sono state, in ordine cronologico, Intesa Sanpaolo, Luxottica e Lamborghini.
Intesa Sanpaolo il 26 maggio 2023 ha raggiunto un accordo con i sindacati per implementare la settimana lavorativa corta e ampliare lo smart working. Questo nuovo accordo è stato utilizzato da circa il 70% di coloro che la potevano richiedere per un totale circa 29.500 persone. L’intesa prevede una settimana di quattro giorni con nove ore al giorno in alcune filiali, riducendo l’orario settimanale a 36 ore senza tagli salariali. Lo smart working sarà esteso a oltre 280 filiali, con 120 giornate annuali previste, estendibili a 140 in alcuni casi. Inoltre, l’accordo include un aumento dell’indennità di buono pasto per le giornate di lavoro agile.
Luxottica ha avviato una sperimentazione di settimana lavorativa corta per venti settimane l’anno, riducendo a quattro i giorni di lavoro per 600 dipendenti, mantenendo invariati gli stipendi. Questo nuovo modello organizzativo valido per il triennio 2024-2026, è stato applicato solo al 4% della forza lavoro, escludendo ruoli operativi essenziali. I dipendenti interessati dovranno rinunciare a cinque giorni di permesso, con altri 15 a carico dell’azienda. La sperimentazione ha attirato soprattutto giovani e anziani, con l’obiettivo di conciliare meglio tempi di lavoro e vita personale.
Lamborghini ha siglato un accordo per il triennio 2023-2025 che introduce la settimana lavorativa corta per i suoi dipendenti, mantenendo invariati gli stipendi e incrementandoli con premi e bonus. L’intesa, raggiunta dopo un anno di trattative tra sindacati e azienda, prevede una riduzione delle giornate lavorative per diverse categorie di lavoratori, in particolare una riduzione complessiva di 22 giornate di lavoro all’anno per il personale di produzione che lavora su un regime a due turni che arriva a 31 giornate di lavoro all’anno per chi lavora su un regime a tre turni. Inoltre, l’accordo include nuove tutele per i lavoratori, come permessi retribuiti per adozione e affido, e un aumento del contributo aziendale per il congedo parentale.