Progetto 33: Piano strategico della marina USA per per la sfida cinese nei mari

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inastinewsIl termine “talassocrazia” indica il potere fondato sul dominio dei mari esercitato da una o più Paesi. “Chi ha il dominio del mare ha il dominio di tutto” e in questa antica massima di Temistocle, il generale ateniese che guidò la creazione di una flotta imponente per sconfiggere i persiani, si riassume alla perfezione l’importanza storica del controllo dei mari. Le grandi potenze, da Atene all’Impero Romano, dall’Impero britannico fino agli Stati Uniti di oggi, hanno sempre compreso che il dominio marittimo equivale a un’influenza globale..

Nella visione dell’ammiraglio statunitense Alfred Mahan (1840 – 1914), uno dei maggiori teorici della geopolitica marittima, il potere marittimo implica sia una dimensione economica che militare e, di conseguenza, le nazioni promotrici del libero commercio devono sempre mantenere una forza navale tale da garantire la sicurezza delle rotte commerciali. Questo è il fulcro della politica statunitense dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi.

Da settant’anni gli Stati Uniti sono la talassocrazia per eccellenza, in grado di interdire la navigazione a qualsiasi Paese, bloccando con la propria forza navale ogni stretto o canale presente nel globo. In questo contesto il Progetto 33 rappresenta la risposta della Marina degli Stati Uniti alla crescente sfida posta dalla Cina, una potenza emergente che in questi anni ha sviluppato la flotta commerciale più grande al mondo e che secondo diverse fonti ha già superato gli Stati Uniti anche nel numero di navi da guerra. La Cina non si è limitata a costruire una grande forza navale, ma ha anche investito fortemente nelle infrastrutture portuali e nella logistica internazionale, posizionandosi come leader globale nel trasporto marittimo.

Il Progetto 33 mira a preparare la Marina statunitense per un possibile confronto con la Cina entro il 2027. Questo piano è molto più che una semplice strategia di potenziamento numerico della flotta; include, infatti, l’introduzione di nuove tecnologie, l’integrazione di droni navali e aerei, e il miglioramento delle infrastrutture logistiche. Il progetto non solo punta a risolvere i problemi legati alla manutenzione della flotta e alla scarsità di manodopera nei cantieri, ma intende anche sviluppare nuovi approcci per rendere la flotta più resiliente e capace di sostenere un conflitto di lunga durata.

Un aspetto cruciale del Progetto 33 è l’adozione di sistemi autonomi e robotici, come i droni, che possono essere utilizzati in sciami per sopraffare le difese nemiche. Tuttavia, permangono preoccupazioni sulla vulnerabilità di questi sistemi agli attacchi informatici cinesi, che hanno mostrato notevoli capacità nel campo della guerra cibernetica. Migliorare la cosiddetta “kill chain” – la sequenza operativa che include il rilevamento, il tracciamento, e la neutralizzazione degli obiettivi – è un’altra priorità del progetto, soprattutto in un contesto in cui la Cina ha dimostrato di poter sfruttare le vulnerabilità operative degli Stati Uniti tramite intelligenza artificiale e big data.

A tal fine, gli Stati Uniti stanno considerando nuove alleanze strategiche, inclusa la possibilità di collaborare con Giappone e Corea del Sud per esternalizzare parte della costruzione navale. Questa scelta potrebbe ridurre la pressione sulla catena produttiva americana, ma solleva questioni legate alla sovranità e alla sicurezza delle risorse navali. In parallelo, il Progetto 33 prevede una stretta collaborazione tra le diverse branche delle forze armate, come la Guardia Costiera e il Corpo dei Marines, per assicurare una maggiore integrazione nelle operazioni multidominio.

Il Progetto 33, in definitiva, rappresenta una risposta ponderata e lungimirante alla sfida posta dalla crescente influenza navale cinese. Non si tratta semplicemente di costruire più navi, ma di trasformare il modo in cui la Marina degli Stati Uniti opera e affronta le minacce del futuro. Con l’introduzione di tecnologie avanzate, maggiore flessibilità tattica e collaborazioni globali più strette, la Marina intende riaffermare la propria posizione come forza dominante sui mari del mondo.