La guerra in Ucraina ha riportato al centro del dibattito la possibile minaccia dell’uso di armi nucleari, con particolare attenzione alle differenze tra le armi nucleari “tattiche” e quelle “strategiche”.
Mentre le armi strategiche, con la loro immensa potenza distruttiva, potrebbero scatenare una reazione catastrofica da parte di Stati Uniti e NATO, le armi tattiche sono concepite per operazioni su scala ridotta, pur mantenendo un potenziale devastante.
Le armi nucleari tattiche, meno potenti delle loro controparti strategiche, sono progettate per colpire obiettivi specifici e limitati, come colonne di veicoli nemici o installazioni militari strategiche. Queste testate possono liberare una potenza di pochi chilotoni, sufficiente per distruggere aree circoscritte senza provocare la devastazione su larga scala tipica delle armi strategiche. Con un arsenale di circa 2.000 testate nucleari tattiche, la Russia ha il potenziale per montarle su vari vettori, inclusi i missili Iskander e i missili ipersonici Kinzhal, difficili da intercettare.
Il timore di un’escalation nucleare è alimentato dalle esercitazioni russe ai confini con l’Ucraina e dal dispiegamento di testate nucleari in Bielorussia. Secondo il Pentagono, uno scenario plausibile potrebbe vedere Mosca utilizzare una testata tattica in un’area disabitata come avvertimento.
Tuttavia, un simile gesto potrebbe isolare ulteriormente la Russia sulla scena internazionale, rischiando di alienarsi anche paesi cauti come Cina e India.
L’escalation nucleare tra Russia e NATO potrebbe avere conseguenze devastanti.
Uno studio del programma Science and global security (Sgs) dell’università di Princeton stima che un conflitto nucleare su vasta scala causerebbe almeno 90 milioni di morti in poche ore, dimostrando la gravità delle tensioni attuali e l’importanza di evitare un’escalation nucleare.