Il Parco Nazionale di Yellowstone, uno dei luoghi più iconici degli Stati Uniti, nasconde sotto la sua bellezza mozzafiato una minaccia silenziosa ma incredibilmente potente: la caldera di Yellowstone. Questa gigantesca depressione vulcanica, formatasi in seguito a eruzioni catastrofiche avvenute centinaia di migliaia di anni fa, è uno dei più temuti “supervulcani” del pianeta. Se dovesse risvegliarsi, le conseguenze sarebbero tali da sconvolgere non solo il Nord America, ma l’intero pianeta.
Il termine “supervulcano” è stato introdotto nel 2000 dagli autori di un documentario mandato in onda dalla BBC per descrivere quei vulcani in grado di produrre eruzioni con un volume di materiale espulso superiore ai 1.000 chilometri cubi. Yellowstone si trova in cima a questa lista, con una caldera di 2.000 chilometri quadrati. La sua ultima eruzione, avvenuta circa 640.000 anni fa, rilasciò un volume di magma così immenso da coprire gran parte degli attuali Stati Uniti con uno spesso strato di cenere vulcanica.
L’eruzione di un supervulcano avviene quando una enorme bolla di magma arriva in superficie fondendo con il suo calore la crosta sottostante innescano così la risalita dei magmi lungo i vari centri eruttivi fino al collasso del terreno sovrastante.
Sul nostro pianeta esistono tre apparati vulcanici in grado di provocare non solo effetti locali ma anche conseguenze al livello planetario e sono nel Lago Toba in Indonesia, nell’area dei Campi Flegrei nel nostro Paese e nel parco di Yellowstone negli Stati Uniti.
In uno scenario ipotetico ma basato su fatti reali, un’eruzione di Yellowstone non risparmierebbe quasi nulla. I primi segni di un imminente disastro potrebbero essere percepiti attraverso un’intensa attività sismica nella regione. Con il crescere della pressione, la caldera si gonfierebbe, preludio a un’esplosione cataclismica. Il boato dell’eruzione sarebbe così forte da essere udito in tutto il globo, e le onde d’urto causerebbero devastazioni immediate su vasta scala.
Il materiale espulso nell’atmosfera bloccherebbe la luce solare, dando inizio a un inverno vulcanico che potrebbe durare anni. Le temperature globali crollerebbero, distruggendo raccolti e provocando carestie in tutto il mondo. Le società moderne, così dipendenti dal delicato equilibrio dell’economia globale, collasserebbero sotto il peso di una crisi alimentare e energetica senza precedenti.
Le città americane più vicine, come Seattle e Denver, sarebbero le prime a cadere sotto la morsa della cenere e dei detriti vulcanici. Con il progredire della distruzione, l’intero sistema di trasporti e comunicazioni si bloccherebbe. Il collasso dell’economia statunitense avrebbe effetti a catena su tutte le nazioni, mentre la mancanza di risorse alimentari e l’incremento dei prezzi porterebbero a tumulti e disordini in tutto il mondo.
Gli esempi storici di eruzioni vulcaniche come quella del Monte Tambora nel 1815 e del Krakatoa nel 1883, per quanto devastanti, impallidiscono di fronte a ciò che un risveglio di Yellowstone potrebbe causare. Se questi eventi minori hanno potuto alterare il clima e destabilizzare interi continenti, un’eruzione di Yellowstone potrebbe cambiare per sempre il corso della civiltà umana, portando a un mondo completamente nuovo e, per molti, irriconoscibile.